“Friedrich Wilhelm Schelling” di Enrico Marco Cipollini

sch

(immagine freeweb)

Friedrich Wilhelm Schelling (breve esposizione essenziale)

 

Tale Filosofo è considerato il classico della filosofia romantica, ed è vissuto in Germania, dove nacque nel 1775 e si spense nel 1854 a San Gallo, nella città di Bad Ragaz.

A differenza di Fiche che mantiene ancora forti legami con il Criticismo kantiano (coscienza da una parte, contenuto dall’altra. Il famoso problema kantiano, in breve, tra fenomeno e noumeno o cosa in sé che ritorna in Fichte), Schelling aspira all’infinitezza, immergendosi nella realtà stessa e considerando il tutto come attività intuitiva per non dire dell’attività estetica che produce arte, il sommo organo della filosofia.

Il Nostro dissente da Fichte, per molti versi ancora kantiano e anche perché tale considera la natura come semplice «non-Io», una creazione involontaria dell’IO o Spirito, mentre Schelling vede la Natura non come un semplice non-Io bensì come momento inconscio della vita della Ragione.

Ne discende che sia la vita della natura che quella prettamente spirituale sono coincidenti in quanto lo Spirito e la Natura non son altro che due aspetti della vita stessa.

La Natura quindi non è che spirito pietrificato, vita latente ma dello stesso statuto ontologico perché spirito anch’essa. Onde per cui Schelling estende i caratteri dell’Io alla Natura e così il reale assume due poli antagonisti: uno negativo e l’altro positivo. Tutto si basa su forze contraddittorie che raggiungono un equilibrio, così come l’individuo il quale è, di fatto, anch’egli un “equilibrio di forze antagoniste ed opposte”. Natura e Spirito non sono altro che due facce della stessa medaglia, in nuce.

Secondo il Filosofo romantico per antonomasia tutto tende all’Assoluto il quale è identità di Spirito e Natura, di Soggetto e di Oggetto.

La Natura raggiunge il suo massimo limite con l’apparizione della sensibilità del mondo animale; tende -la Natura- ad un suo fine e per questo la Natura non è che spirito che noi possiamo vedere, toccare etc. Sono dei gradi evolutivi insomma: dal più semplice si tende ad evolversi in un disegno più articolato e complesso.

La Natura è solo spirito inconscio mentre lo Spirito è conscio, consapevole di esserlo. Questa «indifferenziato» tra “Natura e Spirito” lascerà dubbioso il grande Hegel, suo compagno di studî allo «Stift» di Tubinga, che acutamente farà rilevare e in modo assai mordace tale “problema” –tra virgolette- con l’ironica e mordace frase che ivi riportiamo: «..le vacche di sera appaiono (sono) tutte bige». Compagno di Hegel e Schelling a Tubinga fu il divino Hölderlin, il grande poeta che dialogava con gli dèi…

La filosofia schellinghiana è detta anche idealismo estetico e <<idealismo trascendentale>>, proprio perché ha il fine di esprimere i procedimenti dello sviluppo della Natura per renderli identificabili allo Spirito in quanto Idealismo Trascendentale significa soprattutto AUTOCOSCIENZA DELLO SPIRITO.

I gradi di sviluppo di tale autocoscienza spirituale sono enucleati in codesto modo dal Nostro filosofo che identificò l’arte con la filosofia in quanto ambedue creano: sia l’artista che il filosofo sono artefici, demiurghi del loro fare. Ma ritornando ai gradi di sviluppo dell’auto-coscienza spirituale, essi sono rappresentati dapprima dalla Sensazione o sentire tramite i sensi poi ne consegue l’Intuizione o capire l’oggetto della coscienza ed infine la Riflessione che  è il massimo grado dello Spirito teoretico.

Onde per cui l’attività teoretica parte dalla sensazione per giungere all’intuizione sino alla riflessione dei problemi, ossia all’AUTOCOSCIENZA che presume anche un’attività morale, pratica.

Ma grande rilievo, come abbiamo anticipato, in Schelling, ha l’attività estetica, da qui il suo Sistema detto anche “Idealismo Estetico”

In effetti giunge a tale conclusione dopo il ragionamento che riportiamo in breve:

l’aggregato di vita conscia ed inconscia ove vige tregua tra le polarità opposte  sfocia nell’Arte: unico ed eterno organo del filosofare. L’Arte è il fulcro della filosofia. Come l’artista crea opere d’arte, il filosofo crea il mondo e raggiunge l‘Assoluto.

Comunque il Nostro Filosofo nella sua opera datata 1809 ovvero Ricerche filosofiche sull’essenza della libertà umana, giunge ad una densa e drammatica problematica ove, riprendendo dal misticismo propriamente germanico, cerca di spiegare il male nel divenire dell’Ente supremo spirituale. È una vera e propria svolta del pensiero schellinghiano la quale sfocerà in una complessa e drammatica cosmologia. I suoi vasti interessi (la mitologia, l’estetica e via dicendo) e le sue profonde intuizioni influenzeranno, e non poco, i pensatori novecenteschi e per i conflitti presenti nella sua opera anche l’esistenzialismo, sovra tutto quello jaspersiano.

Enrico Marco Cipollini

I commenti sono chiusi.

Crea un sito web o un blog su WordPress.com

Su ↑